Vanessa Del Zoppo

Sono nata a Montreal (CANADA) nel 1978, la fotografia è sempre stata presente in famiglia grazie a mio padre, inizialmente per me era un gioco, un mezzo espressivo per condividere una passione con lui.

Ho sempre pensato che la fotografia servisse più a me di quanto io serva a lei, così un autoritratto si rivela un’esperienza sorprendente, una sorta di riconciliazione interiore.

Nel 2021 la partecipazione al Master di Primo Livello – Competenza e Identità presso la scuola di Meshroom ha rafforzato il mio interesse verso l’autoritratto e la sperimentazione, fornendomi le competenze necessarie per ricercare nuovi linguaggi.

Sperimentando la linea di confine tra realtà e finzione, tra vero o falso, continuo a giocare.

Solving Death

Voglio davvero vivere per sempre?

Secondo Sigmund Freud la paura della morte è la nostalgia per uno stadio precedente l’apparizione dell’individualità e della differenziazione sessuale, lo stato in cui vivevamo prima di diventare mortali e distinti gli uni dagli altri.

È umano dunque sperare nell’immortalità, non vivere con la paura che tutto finisca senza portare a niente? È umano augurarsi di poter conservare per sempre le proprie facoltà, evitando di affrontare malattie invalidanti?

Questi i pensieri che affollavano la mia mente nell’agosto di un anno fa dopo la diagnosi di “tumore papillare mucinoso del pancreas”. Si tratta di una forma di tumore cistico piuttosto rara, che colpisce prevalentemente persone di sesso femminile, generalmente di natura benigna, come nel mio caso ma con la possibilità che possa subire una degenerazione maligna. È una patologia che necessita di una sorveglianza a vita; pertanto, ora il mio tempo è scandito dai controlli.

In fin dei conti devo solo controllare e sperare che le mie cellule non impazziscano ulteriormente diventando cancerose.

Perché è di questo che siamo composti, infinite cellule programmate per dividersi per un certo numero di volte prima di morire.

Ma se così non fosse? Se avessi la capacità rigenerativa della medusa turritopsis dohrnii? Se come lei potessi trasformare le mie cellule da un tipo ad un altro, eviterei la formazione di tumori. Ora che mi sento più fragile potrei invertire la direzione del mio ciclo vitale regredendo ad uno stadio giovanile. Come lei avrei la capacità di creare un clone perfetto di me stessa, e il mio clone a sua volta, se minacciato, indebolito, invecchiato, potrebbe tornare ad uno stato giovanile, sconfiggendo così la morte in un ciclo senza fine. È ufficiale, vivo nell’era geologica dell’antropocene, combattuta tra un desiderio umano di potenza ed immortalità e la consapevolezza di avere un impatto enorme e incontrovertibile su tutto l’ecosistema terrestre.

Vivere per sempre: sono in grado di assumermi questa responsabilità o potrei accettare il destino? Forse sarò fortunata e invecchierò somigliando sempre più a mia madre.

Voglio davvero vivere per sempre?
E se fossi già immortale?

Alcune culture antiche ritenevano che la coscienza non facesse parte del corpo ma della natura e dell’universo, che fosse connessa con le frequenze e le onde elettromagnetiche che trasportano il suono.
Se così fosse non avrei più timori per il mio corpo, sarei pura energia cosmica che vivrà in eterno…


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