Antropocene, capitalocene, wasteocene, tre termini coniati di recente, apparentemente diversi ma che evidenziano lo stesso identico problema: l’enorme impatto ambientale che la nostra specie ha sul pianeta.
L’uomo è ormai diventato una vera e propria forza tellurica, in grado di influenzare i cambiamenti climatici, ambientali e strutturali del pianeta, tanto da esserne in realtà la principale causa. L’intera politica mondiale, così come la scienza, sta cercando soluzioni che permettano di coniugare crescita economica e salvaguardia ambientale.
Personalmente temo fortemente per le possibili, gravi conseguenze a medio e lungo termine e mi è impossibile, di fronte ai miei figli, non pormi l’interrogativo di che mondo stiamo lasciando loro e di come potranno adattarsi ad esso, ammesso che sia possibile. É così che la mia mente, accompagnata dalla fotografia, è andata ad indagare sul possibile scenario post uomo. Perché, come tutte le ere geologiche, anche l’antropocene avrà il suo termine e lascerà la sua impronta su una terra ormai irrimediabilmente compromessa.
Altera mundi vuol essere dunque un viaggio fantastico, distopico, drammatico ma, a tratti, incredibilmente reale alla scoperta del mondo che verrà. Un mondo fatto essenzialmente di polvere, nebbia, desolazione. Paesaggi vagamente riconoscibili ma ormai privi di colore e bellezza. Di edifici, fabbriche, abitazioni ormai ridotte a macerie, testimoni di quel tempo che ci è appartenuto ma che probabilmente non abbiamo saputo rispettare e proteggere come avremmo dovuto.